RoberryC: chi è la fit influencer, fidanzata con Nicky Savage

Roberta Carluccio, nata a Torino il 12 giugno 1997 sotto il segno dei Gemelli, ha intrapreso la carriera di modella sin da piccola, debuttando a soli sette anni al Pitti Bimbo. Nel corso della sua carriera, ha lavorato come testimonial per numerosi marchi di prestigio, tra cui Fila, Guess, Dolce&Gabbana, Giorgio Armani, Roberto Cavalli, Adidas, Benetton, Liu Jo e Geox. Nel 2018, Roberta è entrata a far parte del Team di Fedez, unendosi all’agenzia “Newtopia”.

Per approfondire le sue competenze nel settore del fitness, ha ottenuto la certificazione AICS-CONI e il Diploma Nazionale come Istruttrice di Fitness e Body Building. Il suo successo sui social, dove è conosciuta con il nickname Roberryc, le ha permesso di lanciare il suo brand di fitness, @roberrycfit, focalizzato su allenamento e alimentazione.

Oltre alla sua popolarità su Instagram e TikTok, Roberta ha partecipato a pubblicità e programmi televisivi. È apparsa nel documentario Rai “Le Terre dei Savoia”, nel film “Signorina Effe” e nei programmi televisivi “Temptation Island” (2017), “Le Iene” (2018) e “La Pupa e il Secchione” (2020). Come fitness model, pubblica regolarmente consigli sull’alimentazione e video di allenamenti, ottenendo un grande seguito. Nel 2022, ha lanciato la prima app in Italia, Roberrycfit, che offre piani alimentari personalizzati creati da un team di nutrizionisti e medici.

RoberryC contro Tony Effe

Nelle ultime barre di Tony Effe, oltre a Chiara Ferragni, viene menzionata anche Roberryc, attuale fidanzata del rapper Niky Savage. Tony Effe allude di aver «passato» la ragazza ad altri uomini con le parole: «Ho sc**o la tua b*h / Dopo l’ho passata a Sfera / Dopo Boro, dopo Shiva / Gira gira gira gira». Carluccio ha deciso di rispondere su TikTok, sottolineando che le donne menzionate nei conflitti tra rapper sono persone autonome, non semplici estensioni degli uomini coinvolti. L’influencer ha criticato l’idea che una donna perda valore se ha rapporti con più partner. Questa mentalità riduce le donne a oggetti monouso, che si deteriorano dopo l’uso. Giulia Blasi, nel suo Manuale per ragazze rivoluzionarie, affronta questo tema affermando: «Darla, dargliela, darla via, me la dai, te la do, la do come se non fosse mia: l’organo genitale femminile nella lingua italiana è separato dal corpo della donna, quasi staccabile». Blasi critica questa visione, osservando che il verbo “dare” implica una perdita irrevocabile: «Avete mai sentito una dire: “Me la riprendo”? No, una volta data è data, ed è data per sempre».